Nome
Rime
Cognome
Jean-François
Data di nascita
28.06.1950
Partito
Unione democratica di centro
Cantone
Friburgo
Cariche
consigliera nazionale / consigliere nazionale
11.1% Ecologico
I sondaggi in dettaglio ordinati per argomento.
Nel quadro dell‘Accordo di Parigi sul clima, la Svizzera ha prospettato un obiettivo di riduzione del 50% delle emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto ai livelli all’anno di riferimento 1990. Con la ratifica dell’Accordo questo obiettivo dovrebbe essere definitivamente comunicato. La proposta di minoranza chiede che l’obiettivo venga notevolmente indebolito, a meno 40%. La proposta è stata respinta con 104 voti contro 87, e 2 astensioni.
La proposta Guhl prevede a partire dal 2026 l’applicazione di una direttiva nazionale in merito alle emissioni di CO2 in caso di sostituzione del riscaldamento. La proposta della maggioranza della commissione rinviava il problema in quanto prevedeva che il Consiglio federale potesse chiedere l’introduzione di uno standard degli edifici sulla base dei dati del 2027. La proposta Guhl è stata approvata di misura.
Con la ratifica dell’Accordo di Parigi la Svizzera si è impegnata a dimezzare le sue emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 rispetto ai valori del 1990. L’obiettivo di riduzione interno stabilisce la quota di riduzione delle emissioni di CO2 da realizzare in Svizzera. Il Consiglio federale desidera che il 60% dell’obiettivo complessivo venga raggiunto in Svizzera, il che equivale a un obiettivo di riduzione interno del meno 30%, meno ambizioso dell’attuale obiettivo interno. Di fatto la riduzione in Svizzera passa dall'attuale -2% annuale al -1% in futuro. La minoranza II propone che l’80% della riduzione avvenga nel Paese, il che corrisponderebbe all’incirca all‘attuale percorso di abbattimento annuale. Il Consiglio nazionale ha respinto nettamente la proposta con 110 voti contro 82.
Con la ratifica dell’Accordo di Parigi la Svizzera si è impegnata a dimezzare le sue emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 rispetto ai valori del 1990. L’obiettivo di riduzione interno stabilisce la quota di riduzione delle emissioni di CO2 da realizzare in Svizzera. Il Consiglio federale desidera che il 60% dell’obiettivo complessivo venga raggiunto in Svizzera, il che equivale a un obiettivo di riduzione interno del meno 30%, meno ambizioso dell’attuale obiettivo interno. Di fatto la riduzione in Svizzera passa dall'attuale -2% annuale al -1% in futuro. La minoranza I propone di rinunciare a un obiettivo interno, in modo che la maggior parte della riduzione in Svizzera possa essere raggiunta tramite l’acquisto di certificati di riduzione esteri. Il Consiglio nazionale ha approvato di misura la proposta della minoranza con 97 a 95 voti e un’astensione, stralciando dalla legge l’obiettivo interno.
Con l’Accordo di Parigi sul clima è stato adottato un chiaro obiettivo, e quindi una norma: a lungo termine le emissioni di gas a effetto serra devono essere ridotte a zero. Se quindi un impianto o un’infrastruttura non può essere gestito anche a lungo termine con emissioni pari a zero, le emissioni devono essere ridotte altrove o sottratte all’atmosfera in uguale quantità. Poiché finora la protezione del clima non prevedeva limiti concreti, valeva un generale obbligo di riduzione. La proposta di minoranza Vogler vuole fissare in modo esplicito tale obbligo di riduzione: prevede che in caso di nuove costruzioni o di modifiche rilevanti di impianti esistenti si debba fare in modo che le emissioni di gas serra siano tanto limitate quanto fattibile dal punto di vista tecnico, opportuno per motivi aziendali ed economicamente sostenibile. la proposta è stata respinta dalla Cameracon una chiara maggioranza di 115 a 76 voti.
Con la Strategia energetica Parlamento e popolazione hanno deciso che le emissioni medie di CO2 delle automobili nuove devono ridursi a 95 g CO2 per chilometro entro il 2021. Gli automobilisti approfittano di questa misura anche dal punto di vista finanziario, poiché risparmiano sul costo della benzina. Le proposte di Christan Wasserfallen PLR/BE e Peter Schilliger PLR/LU volevano rimandare la completa attuazione di questa misura già decisa. In tal modo, in base ai calcoli della Confederazione, l’effetto della misura sarebbe stato ridotto del 30%. Inoltre, grazie a queste ulteriori eccezioni, a partire dal 2021 sarebbero stati in vigore in Svizzera per la prima volta requisiti meno severi per le emissioni di CO2 delle automobili rispetto ai requisiti dell’UE. Il Consiglio nazionale ha approvato la proposta di Peter Schilliger con 99 voti a 92,riducendo la protezione del clima proprio per la misura più importante relativa al traffico (art. 11 cpv. 2 della legge sul CO2).
La proposta di Karl Vogler PCS/OW chiede una tassa d'incentivazione sul CO2 sui biglietti aerei che ammonti tra i 12 e i 50 franchi per ogni volo dalla Svizzera. Un terzo dei proventi di tale tassa verrebbe utilizzato per finanziare provvedimenti di adattamento ai cambiamenti climatici. Due terzi (30-50 franchi a persona all’anno) verrebbero ridistribuiti alla popolazione, in modo che chi non vola riceverebbe un incentivo finanziario. Tutti gli Stati limitrofi hanno già introdotto tasse sui biglietti aerei. In Germania le compagnie aeree a basso costo hanno ridotto l’offerta di voli proprio a causa dell’introduzione di una tassa sui biglietti aerei all’incirca dello stesso ammontare di quella della proposta. Il settore del traffico aereo è attualmente l’unico settore non sottoposto a misure di protezione del clima interne e diverrà tra pochi anni la maggiore fonte di emissioni di CO2 in Svizzera. Il Consiglio nazionale ha respinto di stretta misura questa proposta con 93 voti contro 88 (art. 30a della legge sul CO2).
Finora la tassa d’incentivazione sul CO2 era applicata solo per i combustibili fossili (olio da riscaldamento). La proposta di Martin Bäumle pvl/ZH mirava a introdurre una tassa d’incentivazione sul CO2 anche per benzina e diesel. Un terzo dei proventi sarebbero investiti in provvedimenti per promuovere la mobilità elettrica (tra l’altro il potenziamento delle infrastrutture di ricarica) e per produrre combustibili a emissioni zero di CO2. Due terzi dei proventi verrebbero ridistribuiti alla popolazione e all’economia. In tal modo chi circola poco e persone senza auto approfitterebbero di un bonus ecologico, poiché riceverebbero più soldi di quelli che versano. Sono necessari ulteriori provvedimenti per la riduzione delle emissioni di CO2 nel traffico stradale: nei settori degli edifici e dell’industria le emissioni sono notevolmente diminuite, mentre quelle dovute al traffico stradale restano ai livelli del 1990. La proposta è stata respinta con 125 voti a 70 (art. 31 della legge sul CO2).
La maggioranza della commissione propone di restituire la tassa sul CO2 alle centrali a gas che partecipano al Sistema europeo di scambio di quote di emissioni solo nella misura in cui il prezzo del CO2 non superi un valore minimo orientato sui costi esterni. La camera ha approvato questa proposta con 92 voti a 91.
Per raggiungere gli obiettivi climatici della Svizzera il Consiglio federale si basa in larga parte sulla riduzione delle emissioni all'estero, che dovrebbero poter essere computate alla Svizzera, come permette in linea di massima l’Accordo di Parigi. Poiché la Svizzera è uno dei pochi Paesi che vuole computare la riduzione delle emissioni all'estero ai propri obiettivi di riduzione, è poco probabile che le trattative internazionali risultino in norme sufficientemente concrete e rigorose. Perciò il Consiglio federale ha precisato nella sua proposta i requisiti minimi che un certificato deve soddisfare. Solo in tal modo si può garantire che i certificati abbiano una minima efficacia. La proposta di minoranza I Genecand ignora tutte le esperienze degli scorsi 10 anni e vuole eliminare dalla legge persino requisiti minimi non contestati. La Camera ha approvato la proposta della minoranza Genecand, rendendo i requisiti per i certificati molto meno rigorosi.
Il Consiglio federale ha incaricato il Parlamento di aumentare progressivamente la tassa sul CO2 a un massimo di CHF 210 per tonnellata di CO2 in caso di mancato raggiungimento delle misure di riduzione. Attualmente l’aliquota massima è di CHF 120, cifra che la proposta di minoranza Genecand mirava a congelare. Il Consiglio nazionale ha adottato di stretta misura il parere del Consiglio federale con 100 voti a favore, 93 contrari e 2 astensioni.
Nel quadro dell’Accordo di Parigi sul clima la Svizzera si è impegnata, in quanto Paese industrializzato, a contribuire in misura equa al finanziamento climatico internazionale. Per farlo la Confederazione ha finora prevalentemente utilizzato crediti quadro della Cooperazione allo sviluppo CS.
Poiché i contributi della Svizzera al finanziamento climatico devono essere fortemente aumentati entro il 2020, è necessario trovare fonti di finanziamento alternative. La proposta di minoranza Girod vuole utilizzare parte dei ricavi provenienti da tributi e sanzioni, il che corrisponde al principio del «chi inquina paga». La maggioranza del Consiglio nazionale non l’ha però approvata.
La proposta di minoranza II integra la proposta del Consiglio federale con una parte dimenticata dell’Accordo di Parigi, vale a dire l’obiettivo di orientare i flussi finanziari a favore del clima. Propone che il Consiglio federale possa fissare obiettivi per ridurre il finanziamento delle emissioni di gas a effetto serra.
Die Minderheit sah vor, auf das unwirksame Emissionshandelssystem zu verzichten und stattdesssen auch für die rund 50 grössten Emittenten der Schweiz auf das bewährte System mit Zielvereinbarungen zu setzen. Damit wäre auch die Verknüpfung mit dem unwirksamen europäischen Emissionshandelssystem obsolet geworden.
La mozione incarica il Consiglio federale di sopprimere il supplemento di sicurezza previsto dall’ordinanza sul Fondo di disattivazione e sul Fondo di smaltimento. Tale supplemento riduce il rischio che gli esercenti non siano in grado di rendere disponibili i costi per la disattivazione delle centrali nucleari e lo smaltimento delle scorie radioattive tempestivamente e in misura adeguata. Sopprimere il supplemento di sicurezza causerebbe un rallentamento dell’alimentazione dei fondi. La mozione viene respinta con 102 voti contro 84.
La mozione chiede tra l'altro l’abolizione prematura del Programma Edifici. Nel suo complesso i parco di edifici svizzero è responsabile del 26% delle emissioni di CO2 in Svizzera e nasconde quindi un notevole potenziale di riduzione. Con il «sì» alla Strategia energetica del 21 maggio 2017 la popolazione ha invece approvato un aumento dei fondi e il prolungamento del Programma Edifici, in modo che il potenziale di riduzione possa essere meglio sfruttato. La mozione viene respinta con 90 voti contro 85.
L’iniziativa parlamentare propone di introdurre una tassa d'incentivazione sul CO2 entro il 2020 e al tempo stesso di eliminare il supplemento rete e il Programma Edifici. Il potenziamento delle energie rinnovabili e il risanamento energetico del parco edifici svizzero ne sarebbero pregiudicati in modo sostanziale.
L’art. 39 della nuova legge sull'energia si propone limitare la rimunerazione per l’immissione di elettricità orientata ai costi RIC con una cosiddetta clausola di caducità (''sunset clause'') in base alla quale i nuovi progetti potranno ricevere una garanzia di finanziamento solo nei primi cinque anni successivi all’entrata in vigore della legge. Anche ulteriori provvedimenti, come per es. rimunerazione unica e contributi d’investimento, vengono limitati nel tempo e verranno versati solo fino al 2031. Una minoranza propone che i provvedimenti restino in vigore fino al momento in cui vengano raggiunti gli obiettivi di sviluppo. Il Consiglio nazionale si è schierato con la maggioranza con 133 voti contro 62.
L’articolo 48 della nuova legge sull'energia si propone di creare incentivi per i gestori delle reti di distribuzione onde motivino i loro clienti finali a risparmiare energia elettrica. Il Consiglio degli Stati vuole abolire questo provvedimento. Una minoranza della commissione propone di semplificarlo. La maggioranza del Consiglio nazionale si è schierata con il Consiglio degli Stati, respingendo, con 116 voti contro 78, i provvedimenti da parte dei gestori delle reti di distribuzione, inclusi quelli volontari.
Passati i 40 anni di esercizio di una centrale nucleare gli esercenti dovrebbero presentare all’Autorità di vigilanza un concetto in materia di sicurezza. Ciò dovrebbe garantire che in qualsiasi momento, quindi anche verso la fine del periodo di esercizio di una centrale nucleare, gli esercenti investano adeguatamente nella sicurezza degli impianti. Le organizzazioni ambientaliste raccomandano di approvare la proposta. Dopo che il Consiglio degli Stati aveva respinto i miglioramenti della sicurezza per le vecchie centrali nucleari nella sessione autunnale 2015, anche il Consiglio nazionale è tornato sui suoi passi: con la chiara maggioranza di 118 voti contro 77 ha respinto la definizione di un piano di esercizio a lungo termine.
L’iniziativa per un abbandono pianificato dell’energia nucleare chiede di sancire il divieto di costruzione e di esercizio per nuove centrali nucleari e una durata massima di vita di 45 anni per le centrali nucleari esistenti. Se necessario, per motivi di sicurezza, le centrali nucleari devono essere disattivate anche prima. Inoltre l’iniziativa chiede una svolta energetica basata su minori consumi, efficienza energetica e potenziamento delle energie rinnovabili. Le associazioni ambientaliste si sono espresse a favore dell’iniziativa. Il Consiglio nazionale l’ha respinta con 134 voti contrari, 59 favorevoli e 2 astensioni.
All’indomani della catastrofe nucleare di Fukushima le Camere federali hanno incaricato il Consiglio federale di formulare una politica energetica più sostenibile, rinunciando a nuove centrali nucleari. Il primo pacchetto di misure del Consiglio federale fissa obiettivi per l’energia elettrica da fonti rinnovabili e per l’efficienza elettrica, regola in modo nuovo il rapporto tra protezione e sfruttamento, rafforza la promozione delle energie rinnovabili, vieta la costruzione di nuove centrali nucleari e riduce il consumo di energia fossile negli edifici e nei nuovi autoveicoli. Le associazioni ambientaliste hanno raccomandato di approvare l’oggetto in votazione. Nella votazione finale il Consiglio nazionale l’ha effettivamente approvato con 120 voti a favore, 72 contrari e 6 astensioni.
La proposta della minoranza Sollberger mirava a ridurre tanto drasticamente il budget del programma federale per l’efficienza energetica e le energie rinnovabili Svizzera Energia che esso non avrebbe più essere continuato come in precedenza.
In merito all’art. 12a della legge federale sugli acquisti pubblici la minoranza Schelbert ha chiesto che le commesse pubbliche vengano assegnate solo a offerenti che rispettino le norme sulla protezione dell’ambiente (risp. le norme locali in caso di prestazioni da fornire all'estero). Il Consiglio nazionale ha respinto tale proposta di minoranza.
L’iniziativa popolare «Economia verde» ha l’obiettivo di ridurre l’impronta ecologica della Svizzera entro il 2050 in modo che non superi la capacità naturale di un pianeta Terra, creando un’economia sostenibile ed efficiente in materia di gestione delle risorse. L’iniziativa viene respinta con 128 voti contro 62.
Il Consiglio federale è incaricato di adottare misure per ridurre almeno del 30 per cento le perdite alimentari (Food Waste) in Svizzera entro il 2020. Il Consiglio nazionale ha approvato questa mozione con 116 voti contro 72.
Dopo il rifiuto del Consiglio degli Stati di entrare in materia sulla proposta del Consiglio nazionale per un controprogetto all’iniziativa «Per imprese responsabili», si pone la questione se mantenere la proposta. Il Consiglio nazionale l’ha confermata.
La mozione della Commissione ambiente del Consiglio nazionale ha incaricato il Consiglio federale di adottare, congiuntamente con i settori interessati, provvedimenti volti a ridurre in modo significativo ed entro un termine utile l’impiego di imballaggi in plastica e di prodotti in plastica monouso. L’inquinamento ambientale che provocano si può limitare sostituendo la maggiore quantità possibile di plastica e rafforzando ricerca e innovazione in questo settore. La mozione è stata approvata con 116 voti contro 58.
La commissione di merito ha proposto di integrare la mozione permettendo al Consiglio federale di emanare requisiti minimi per l’importazione di materie prime, se la loro produzione, estrazione o fabbricazione costituisce un notevole carico per l’ambiente o mette in grave pericolo lo sfruttamento sostenibile delle materie prime naturali. La camera ha approvato la proposta con 101 voti contro 76 e 2 astensioni.
La mozione incarica il Consiglio federale di modificare la legge sulla pianificazione del territorio in modo che il volume degli edifici al di fuori delle zone edificabili possa essere utilizzato al massimo. Abolire qualsiasi limitazione per l’utilizzazione di edifici esistenti al di fuori delle zone edificabili rafforza la crescita degli insediamenti al di fuori dell’area edificabile. Al consumo di spazi dovuto all’ampliamento degli edifici e all’estensione del terreno annesso, si aggiunge l’allargamento delle strade, reso necessario dalla maggiore utilizzazione. Ne deriva inoltre un aumento del traffico individuale motorizzato. La mozione è stata approvata con 94 voti contro 90.
La mozione mira ad abolire i contributi per la qualità del paesaggio, svuotando di significato uno strumento introdotto dal Parlamento quattro anni fa.
L’art. 37a del disegno di modifica della legge sull’ingegneria genetica prevede una proroga della moratoria di ulteriori 4 anni. Una minoranza chiede una proroga a tempo indeterminato della moratoria. La proposta della minoranza è stata respinta con 98 voti contro 89.
Questa iniziativa parlamentare si inseriva in una serie di interventi parlamentari che, in relazione all’applicazione dello spazio riservato alle acque, volevano lasciare maggior libertà ai Cantoni nella determinazione di tali spazi. Mirava a permettere che, a discrezione dei Cantoni, si potesse scendere al di sotto dell’entità minima prevista per gli spazi riservati alle acque. Diversi interventi parlamentari avevano tuttavia già causato adeguamenti giuridici sfavorevoli in materia. Un’approvazione dell’iniziativa parlamentare avrebbe comportato un’ancora più ampia flessibilizzazione e riduzione degli spazi riservati alle acque. Il Consiglio nazionale ha dato seguito all’iniziativa con 114 voti contro 57.
La mozione voleva facilitare il cambiamento di destinazione di stalle, fienili, maggenghi, rustici e simili in abitazioni (case di vacanza). Ciò avrebbe fatto aumentare l’attività edilizia in area non edificabile. La commissione del Consiglio nazionale voleva assicurare che, nonostante la mozione, la separazione tra area edificabile e area non edificabile fosse garantita e i terreni coltivati fossero preservati. Perciò ha richiesto che il testo della mozione fosse integrato con requisiti rigorosi: i cambiamenti di destinazione dovrebbero essere permessi solo se si basano sulla pianificazione regionale e comportano un miglioramento della situazione generale rispetto a natura, cultura, paesaggio e agricoltura. Il Consiglio nazionale ha approvato di misura tali requisiti complementari con 98 voti a 95 e 2 astensioni. Un forte minoranza non voleva accettare limitazioni per case di vacanza in area non edificabile.
La mozione ha lo scopo di modificare l’ordinanza sui biocidi in modo che importazione e vendita di biocidi già esaminati e autorizzati per la vendita in un Paese UE siano automaticamente autorizzate anche in Svizzera. Attualmente per il riconoscimento di un’autorizzazione in Svizzera occorre unicamente verificare se sia necessario adeguare alle circostanze nazionali le misure adottate per la riduzione del rischio nella prima autorizzazione. Poiché i biocidi sono altamente inquinanti, le organizzazioni ambientaliste ritengono assolutamente necessario il processo di verifica attualmente in vigore e raccomandano di respingere la mozione. Il Consiglio nazionale ha approvato la mozione con 132 voti contro 59.
Nell’art. 19 cpv. 5 della nuova legge sull’energia il Consiglio nazionale ha stabilito con 104 voti contro 88 alla potenza di 1 MW il limite inferiore per la partecipazione dell’energia idroelettrica al sistema di premi per l’immissione di elettricità. Una limitazione ragionevole sia dal punto di vista ecologico, sia da quelloeconomico, considerando il fatto che in Svizzera i corsi d’acqua, di importanza vitale per la biodiversità, sono già intensamente sfruttati. L’energia idroelettrica viene utilizzata e sviluppata da oltre 100 anni. I siti migliori sono sfruttati da tempo e quasi tutti i corsi d’acqua subiscono l’impatto negativo dello sfruttamento dell’energia idroelettrica. La costruzione di ulteriori centrali elettriche, in particolare se di dimensioni molto ridotte (<1 MW), è sempre più costosa ed è possibile solo grazie a sovvenzioni; i costi eccedono spesso i ricavi. Attualmente il 99% dell’energia elettrica di origine idraulica proviene da ca. 400 centrali >1 MW. Le più piccole (circa 900) producono l’1% dell’energia idroelettrica. Dal punto di vista della protezione della natura una limitazione di questo sviluppo dell’energia idroelettrica è urgente e non ha ripercussioni di nota sulla Strategia energetica 2050. Per garantire che nei progetti di piccole centrali idroelettriche le esigenze ecologiche vengano accertate in modo sufficientemente approfondito, il limite inferiore dovrebbe essere fissato a 3 MW. Infatti l’esame dell’impatto sull’ambiente (EIA) è prescritto solo per centrali idroelettriche di potenza superiore a 3MW.
Nella discussione in merito all’interessenazionale per gli impianti per la produzione di energie rinnovabili si è inserito anche il tema della protezione dei valori centrali degli inventari nazionali. Si trattava di decidere se nel caso di un oggetto come da art. 5 LPN si può derogare in linea di principio dal conservare intatto l’oggetto o se si può farlo solo nel caso in cui non venga leso il nucleo del suo valore di protezione. Il Consiglio nazionale ha scelto la prima opzione con 116 voti contro 77, indebolendo in tal modo la protezione degli oggetti dell’Inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali (IFP).
L’Unione Svizzera dei Contadini vuole rafforzare la produzione grazie a un' iniziativa popolare retrograda, ma si mantiene sul vago in merito all’influsso che un’approvazione avrebbe sull’agricoltura svizzera e agli articoli costituzionali che andrebbero modificati.
Nel 2012 il Consiglio federale ha deciso la Strategia Biodiversità Svizzera. Per attuarla si sta elaborando un piano d'azione. Il Parlamento l’ha deciso più volte con il Programma della legislatura. Una cancellazione del Piano d’azione sarebbe inoltre incompatibile con gli impegni internazionali.
L’iniziativa cantonale chiede che venga disdetta la Convenzione di Berna, per poi negoziare una nuova adesione introducendo una riserva per il lupo. Ciò sarebbe impensabile dal punto di vista della politica nazionale e indebolirebbe notevolmente la protezione delle specie e dell’ambiente. Inoltre l’iniziativa cantonale chiede che si possa cacciare il lupo. Il fatto che esistano già attualmente sufficienti possibilità di abbattere lupi e la nuova revisione in corso della legge sulla caccia non consentono tuttavia ulteriori interventi normativi. La cacciabilità metterebbe gravemente in pericolo la sopravvivenza degli effettivi ancora ridottissimi di lupi in Svizzera.
L’oggetto in votazione riguardava il dibattito parlamentare sul budget per l’anno 2019. La proposta della maggioranza mirava a ridurre di 7,7 mio. di franchi il budget complessivo dell’UFAM; la minoranza chiedeva di aderire alla proposta del Consiglio federale, senza quindi operare riduzioni. Questa linea è opportunamente passata con 110 voti contro 83 e un’astensione.
La legge sulla caccia e la protezione dei mammiferi e degli uccelli selvatici emersa alla conclusione delle deliberazioni nel Consiglio nazionale ha turbato l’equilibrio finora esistente tra regolamentazione e protezione. Inoltre si è del tutto trascurato di rafforzare dove necessario la protezione delle specie minacciate, anzi si è andati quasi esclusivamente a ridurre le disposizioni sulla protezione delle specie.
Il Consiglio federale ha proposto che regolazione delle specie protette sia permessa solo se, pur adottando ragionevoli misure di protezione, non si possono evitare ingenti danni, mentre la maggioranza della commissione ha completamente eliminato tali misure di protezione. La minoranza che proponeva di attenersi alla versione del Consiglio federale non ha trovato ascolto.
La proposta di rinvio mirava a incaricare la commissione dell’elaborazione di un controprogetto alle iniziative contro i pesticidi basato sul Piano d’azione dei prodotti fitosanitari, attualmente non vincolante. La proposta di rinvio è stata respinta.
La revisione della legge si proponeva di facilitare la gestione del lupo, ma si è spinta troppo oltre, mettendo a repentaglio la protezione delle specie, poiché in futuro tutte le specie protette corrono il rischio di essere abbattute senza aver provocato danni, ma solo perché esistono. Inoltre il Consiglio federale consegna gran parte della sua competenza in materia di protezione delle specie, quale si evince dalla Costituzione federale, ai Cantoni e quindi all’arbitrio della politica locale cantonale.
Attualmente l’Ufficio federale dell’ambiente deve approvare la regolazione di una specie protetta, invece in futuro ciò verrebbe delegato ai Cantoni e l’UFAM avrebbe semplicemente il diritto di essere ascoltato. Questo benché la protezione di queste specie resti un compito della Confederazione. Questo trasferimento di competenze indebolisce sensibilmente la funzione di sorveglianza e di coordinazione della Confederazione inerente la regolazione degli effettivi, poiché raramente le singole specie rispettano i confini cantonali.
Il Consiglio federale e il consigliere nazionale Manfred Bühler UDC/BE propongono che, a partire dal 2018, i finanziamenti federali per nuovi treni regionali e linee di bus siano ridotti al 18% mentre le linee esistenti del trasporto pubblico vengono invece finanziate per un terzo dei costi scoperti. Questa proposta causerebbe la soppressione di treni regionali e di collegamenti bus nelle regioni rurali, a meno che i Cantoni non siano disposti a un forte aumento di spesa; in alternativa il prezzo dei biglietti per i passeggeri dei trasporti pubblici aumenterebbe di circa 5-6% l’anno in tutta la Svizzera, in aggiunta agli aumenti dei biglietti dell’8% dal 2013 già applicati in conseguenza del nuovo finanziamento delle ferrovie FAIF. La variante della maggioranza della Commissione dei trasporti proponeva un aumento dei biglietti al massimo equivalente all’ampliamento dell’offerta, vale a dire del 3% circa all’anno. Il Consiglio degli Stati si è pronunciato contro il Consiglio federale e contro la minoranza Bühler, aumentando il credito del 3,5%, in modo che anche per le nuove offerte del trasporto pubblico valga l’attuale regolamentazione in base alla quale Confederazione, Cantoni e clienti sopportano ciascuno un terzo dei costi.
Lo scandalo diesel che ha investito VW, Audi, Fiat, Porsche, Renault e di altri fabbricanti di auto ha mostrato che gli organi statali sono stati truffati per anni in merito alle emissioni di ossido di azoto, un inquinante atmosferico. I limiti per le emissioni venivano rispettati in condizioni di laboratorio, ma durante l’utilizzo normale sulla strada il trattamento dei gas di combustione veniva automaticamente disattivato. Per esempio non appena la temperatura scende sotto i 19 gradi, il viaggio dura più di 25 minuti o quando il veicolo si trova a un’altezza superiore a 850 m s.l.m. L’auto designata come auto dell’anno 2016 dagli importatori svizzeri emetteva per esempio una quantità di ossidi di azoto 17 volte maggiore dei limiti di legge. Una mozione di Evi Allemann PS/BE chiedeva che, per tutelare l’ambiente e i consumatori, i veicoli nuovi con emissioni di sostanze inquinanti troppo elevate non potessero più essere venduti. Il Consiglio nazionale ha respinto la mozione con 121 voti a 61 e 5 astensioni.
In Svizzera gli autobus a lunga percorrenza producono emissioni di CO2 6 volte maggiori di quelle di un viaggio in treno di lunghezza equivalente, poiché le ferrovie svizzere non utilizzano elettricità prodotta da centrali a carbone o a gas. Per viaggi all’estero l’autobus a lunga percorrenza è invece più ecologico dell’aereo o dell’automobile. In Svizzera gli autobus a lunga percorrenza viaggiano sulle tratte nazionali dal giugno 2018. Il Parlamento ha ora precisato che gli autobus a lunga percorrenza sono autorizzati solo se non pregiudicano l’esistenza dei treni veloci né quella del traffico regionale cofinanziato dalla Confederazione (rete celere regionale, treni regionali, bus). Così almeno in futuro sarà impossibile che gli autobus a lunga percorrenza circolino ogni quarto d’ora presso le grandi stazioni ferroviarie svizzere. Il Consiglio nazionale si è espresso contro la volontà del Consiglio federale con 100 voti a 89.
Dall’approvazione dell’Iniziativa delle Alpi la Costituzione sancisce che il traffico merci transito da confine a confine deve svolgersi su rotaia. Per fare un compromesso l’iniziativa è stata attuata riducendo gradualmente il numero di veicoli merci pesanti che l’anno attraversano le Alpi ogni anno, in modo che a partire dal 2018 fossero solamente 650 000. Il PLR ha chiesto che il Consiglio federale proponesse una riduzione dell’obiettivo, e la proposta è stata approvata di misura con 91 voti contro 90 e 7 astensioni. La votazione del Consiglio nazionale si è svolta solo 4 giorni dopo la votazione popolare sulla seconda galleria del Gottardo. Durante la campagna referendaria molti fautori del «sì» avevano sostenuto di non voler modificare la politica svizzera di trasferimento delle merci dalla strada alla rotaia.
Chi compra un’auto nuova paga un’imposta sulle importazioni del 4% sul prezzo d’acquisto. Fino al 2017 i proventi di 400 mio. di franchi l’anno confluivano nel bilanco generale della Confederazione; con questa decisione vengono invece riservati per la costruzione di strade. Ciò non è né ecologico, né conforme al principio del «chi inquina paga». Infatti l’imposta sulle importazioni viene pagata anche da chi circola poco e ad esempio per motivi ecologici acquista un’auto a ridotto consumo di carburante. Evi Allemann PS/BE ha proposto di far confluire in futuro dalle casse federali nel finanziamento del traffico stradale gran parte dei proventi dell’imposta di consumo riscossa sui carburanti invece dell’imposta sulle importazioni. La proposta è stata respinta con 132 voti a 62. Insieme alle altre innovazioni del Fondo per le strade FOSTRA, il Finanziamento speciale del traffico stradale della Confederazione riceve 1 miliardo in più l’anno, di cui 650 mio. provengono dalle non floride casse federali.
Il Consiglio federale vuole introdurre una nuova tassa sui veicoli elettrici e su altri veicoli a propulsione alternativa. La ragione principale addotta dal Consiglio federale è che questi veicoli non sono attualmente soggetti all’imposta sugli oli minerali. La proposta di Jürg Grossen pvl/BE mirava ad applicare anche ai veicoli elettrici ciò che vale per l’imposta sugli oli minerali: chi circola molto e possiede un veicolo ad alto consumo di carburante dovrebbe pagare di più di chi usa raramente il proprio piccolo veicolo. Perciò la nuova tassa sui veicoli elettrici dovrebbe essere una tassa commisurata alle prestazioni come è per la tassa sul traffico pesante TTPCP per i camion. Il Consiglio nazionale ha respinto questa proposta con 129 voti contro 63. Così resta possibile introdurre un contributo forfettario sui veicoli elettrici non conforme al principio del «chi inquina paga». Mentre l'aumento del prezzo della benzina viene fissato al centesimo (4 ct./l), al momento della votazione popolare sulla creazione di un nuovo fondo per le strade FOSTRA del 12.2.17 non si sa quale sarà l’ammontare della nuova tassa sui veicoli elettrici.
La Confederazione promuove progetti di infrastrutture di trasporto nell’agglomerazione che, per quanto riguarda la pianificazione del territorio, siano particolarmente efficienti in materia di gestione delle risorse e abbiano un buon rapporto costi-benefici. Benché la metropolitana di Losanna e tranvie come quella della valle della Limmat e quella della valle della Glatt soddisfino al meglio questi criteri, la Commissione dei trasporti del Consiglio nazionale, grazie al voto decisivo di Natalie Rickli UDC/ZH, voleva in futuro penalizzare questi progetti nel cofinanziamento federale. Di questo cambiamento avrebbero approfittato in prima linea i progetti stradali con un cattivo rapporto costi-benefici. Con 100 voti contro 92 il Consiglio nazionale ha approvato la mozione di Evi Allemann PS/BE, del Consiglio federale e del Consiglio degli Stati. Quindi tutti i progetti di infrastrutture di trasporto nelle agglomerazioni verranno trattati anche in futuro nello stesso modo (art. 17d LUMin).
Nella lista di progetti per nuove strade nazionali il Consiglio nazionale ha rifiutato di tener conto degli obiettivi climatici svizzeri e di altri validi obiettivi di politica ambientale (reiezione del rinvio di Michael Töngi Verdi/LU). Successivamente il Consiglio nazionale ha approvato tre ulteriori progetti di strade che il Consiglio federale non considera prioritari. Di conseguenza al momento della decisione il Consiglio nazionale non conosceva nemmeno il costo in miliardi o il tracciato delle linee di questi progetti (autostrada dell’Oberland zurighese, strada lago di Costanza-valle della Thur e galleria del Muggenberg/BL proposte da Bruno Walliser UDC/ZH, Thomas Amann PPD/SG risp. Christian Imark UDC/BL). È stata approvata anche una seconda autostrada attraverso la città di Lucerna (reiezione della proposta di minoranza Jürg Grossen pvl/BE), un progetto controverso. In ogni caso secondo la Confederazione l’area di Lucerna non è inclusa nei 160 kilometri di strade nazionali più congestionati. Il Consiglio nazionale ha approvato la lista di progetti per il potenziamento delle strade nazionali (oggetto 2) con 131 voti a 56.