Nome
Rieder
Cognome
Beat
Data di nascita
12.02.1963
Partito
Partito popolare democratico svizzero
Cantone
Vallese
Cariche
consigliera agli stati / consigliere agli stati
30.4% Ecologico
I sondaggi in dettaglio ordinati per argomento.
Con la Strategia energetica 2050 il popolo ha deciso che, a partire dal 2021, le emissioni medie di CO2 delle automobili nuove non possano superare i 95 g al chilometro. Si tratta dell’unico provvedimento di politica climatica nel settore della circolazione e del secondo più importante strumento della politica climatica svizzera dopo la tassa sul CO2 sui combustibili fossili. Fabio Regazzi PPD/TI e Beat Rieder PPD/VS volevano modificare le regole del gioco dopo la decisione popolare in modo che l’obiettivo per le emissioni di CO2 dei nuovi veicoli fosse elevato da95 g a 119 g CO2 per chilometro entro il2023, quando secondo la Confederazione il 10% dei veicoli saranno elettrici. Una proposta incomprensibile se si considera che la maggior parte dei grandi importatori di automobili finora ha raggiunto l’obiettivo del CO2 per le nuove automobili e persino l’associazione svizzera degli importatori di automobili auto-suisse, nella risposta del maggio 2017 alla procedura di consultazione, è meno esigente della mozione Regazzi. Il Consiglio nazionale aveva accolto la proposta di Fabio Regazzi con una chiara maggioranza di 128 voti a 62, mentre il Consiglio degli Stati l’ha respinta con 29 voti a 10. Quindi resta valido l’obiettivo per le emissioni diCO2 per le nuove automobili deciso con la Strategia energetica.
Nel quadro dell‘Accordo di Parigi sul clima, la Svizzera ha prospettato un obiettivo di riduzione del 50% delle emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto ai livelli all’anno di riferimento 1990. Con la ratifica dell’Accordo questo obiettivo dovrebbe essere definitivamente comunicato. La mozione Hösli chiede un notevole indebolimento dell’obiettivo, a meno 30%, il che equivarrebbe a rifiutare di proteggere il clima e ad affossare lo spirito dell’Accordo di Parigi. La mozione è stata respinta con 35 voti contro 5 e un’astensione.
L’iniziativa popolare «Economia verde» ha l’obiettivo di ridurre l’impronta ecologica della Svizzera entro il 2050 in modo che non superi la capacità naturale di un pianeta Terra, creando un’economia sostenibile ed efficiente in materia di gestione delle risorse.
Con la ratifica dell'Accordo di Parigi la Svizzera si è impegnata a dimezzare le sue emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 rispetto ai valori del 1990. L'obiettivo interno stabilisce la quota di riduzione delle emissioni di CO2 da realizzare in Svizzera. Il Consiglio federale desidera che il 60% dell'obiettivo complessivo venga raggiunto in Svizzera, il che equivale a un obiettivo di riduzione interno del -30%. Questo obiettivo è meno ambizioso dell'attuale obiettivo interno secondo la vigente legge sul CO2. Di fatto la riduzione in Svizzera passa dall'attuale -2% annuale al -1% in futuro. La minoranza propone che l'80% della riduzione avvenga nel Paese, il che corrisponderebbe all'incirca all'attuale percorso di abbattimento annuale. Il Consiglio degli Stati ha respinto tale proposta con 24 voti contro 20.
La proposta della maggioranza della commissione, integrata con la proposta individuale Graber, prevede a partire dal 2023 l'applicazione di una direttiva nazionale in merito alle emissioni di CO2 in caso di sostituzione del riscaldamento in quei Cantoni che non hanno già una regolamentazione paragonabile. La proposta di due minoranze intende invece rinviare il problema in quanto prevede che il Consiglio federale possa chiedere l'introduzione di uno standard degli edifici sulla base dei dati del 2027, cosa che sarebbe attuata solo nel 2030 o 2031. Il Consiglio degli Stati ha appoggiato la maggioranza integrata con la proposta individuale Graber.
L'esame dell'impatto sull'ambiente è uno strumento collaudato volto ad assicurare che i grandi progetti rispettino la legislazione sulla protezione dell'ambiente. Sebbene costituisca un importante tema ambientale, la protezione del clima non è stata finora considerata in questo esame. Se i progetti infrastrutturali, considerata la loro lunga vita, verranno da subito sviluppati tenendo conto del loro impatto sul clima, gli obiettivi climatici di Parigi potranno essere raggiunti in modo relativamente semplice. Gli elevati costi delle modifiche strutturali di infrastrutture esistenti e della loro demolizione possono essere evitati. Sono interessate solo le nuove costruzioni (vedi art. 59c) e le infrastrutture per le quali è comunque necessario un esame dell'impatto sull'ambiente. Daniel Fässler PPD/AI ha chiesto di escludere comunque la protezione del clima dalla valutazione ecologica generale dell'esame dell'impatto sull'ambiente ed è quindi finito in minoranza con 24 voti contro 20.
Già oggi gli importatori di carburanti devono compensare una parte delle emissioni di CO2 attraverso progetti di protezione del clima. La Commissione ambiente del Consiglio degli Stati ha voluto potenziare questi progetti e quindi aumentare il limite massimo dei costi supplementari da oggi di 5 centesimi al litro di benzina e diesel fino al 2024 e di ulteriori 2 centesimi al litro a partire dal 2025. Le oscillazioni del prezzo della benzina di quest'ordine di grandezza sono quotidiane e praticamente nessun automobilista modificherà per questo le proprie abitudini di mobilità. Inoltre questo aumento del prezzo della benzina è più che compensato dalle nuove norme in favore di auto con meno emissioni di CO2. Martin Schmid PLR/GR ha chiesto che il limite massimo sia più basso e che questo denaro sia utilizzato soprattutto per biocarburanti importati dall'estero invece che in modo tecnologicamente neutro per progetti di protezione del clima, che con minime spese riducono maggiormente il CO2. Egli ha considerato quindi che la Svizzera non potrà forse ridurre così efficacemente le emissioni di CO2, come promesso con l'Accordo di Parigi. Questa proposta è stata respinta con 28 voti contro 15.
Il Consiglio federale ha chiesto al Parlamento di aumentare progressivamente la tassa sul CO2 fino a un massimo di CHF 210 in caso di fallimento delle misure di riduzione attuate. Attualmente l'aliquota massima è a CHF 120.- per tonnellata di CO2, cifra che la minoranza Hösli mirava a congelare. Il Consiglio degli Stati ha sostenuto in questo caso il Consiglio federale e la maggioranza della commissione.
La proposta individuale di Filippo Lombardi PPD/TI voleva di fatto evitare che nell'ammontare della tassa d'incentivazione sui biglietti aerei il Consiglio federale potesse sfruttare l'intero margine legale. La tassa sui biglietti aerei avrebbe potuto essere al massimo il doppio della media delle tasse sui biglietti aerei dei Paesi confinanti. L'ammontare della tassa avrebbe dovuto essere costantemente adeguato. Se si calcolano gli effetti della proposta Lombardi sull'attuale ammontare della tassa all'estero, per voli in Europa in classe Economy sarebbe stata consentita solo una tassa all'incirca della metà, così l'effetto incentivante sarebbe stato massicciamente ridotto. Anche i voli in classe Business sarebbero stati rincarati nettamente meno. Con i 21 euro risparmiati secondo la proposta Lombardi rispetto alla partenza in aereo dall'estero nessuno si sarebbe recato da Zurigo a Monaco di Baviera, Francoforte o Milano per partire da questi aeroporti anziché da Zurigo. La proposta Lombardi avrebbe dunque reso la tassa sui biglietti aerei meno efficace senza evitare le partenze in aereo dall'estero. La proposta Lombardi è stata respinta con 28 voti contro 15.
Il Consiglio federale ha proposto al parlamento di far terminare il programma edifici nel 2025, sebbene il tasso di rinnovamento degli edifici in Svizzera stia fermo a percentuali basse intorno all'1% circa. La maggioranza della Commissione propone di abolire tale termine e di aumentare la quota federale destinata ai programmi edifici cantonali. Una minoranza voleva appoggiare la proposta del Consiglio federale che è stata però chiaramente respinta dal Consiglio degli Stati in favore della proposta della maggioranza della commissione.
La proposta individuale prevede che le associazioni di categoria del settore finanziario intraprendano i passi necessari affinché le ripercussioni sul clima degli investimenti effettuati dalla Svizzera diminuiscano di pari passo con le altre emissioni della Svizzera. Nel caso in cui questo obiettivo non fosse chiaramente raggiunto entro i primi quattro anni dall'entrata in vigore della nuova legge, il Consiglio federale dovrà proporre al Parlamento misure vincolanti. La proposta individuale viene chiaramente respinta dal Consiglio degli Stati; rimane così molto poco nell'attuale bozza della legge sul CO2 per quanto riguarda un orientamento più sostenibile della piazza finanziaria.
All’indomani della catastrofe nucleare di Fukushima le Camere federali hanno incaricato il Consiglio federale di formulare una politica energetica più sostenibile, rinunciando a nuove centrali nucleari. Il primo pacchetto di misure del Consiglio federale fissa obiettivi per l’energia elettrica da fonti rinnovabili e per l’efficienza elettrica, regola in modo nuovo il rapporto tra protezione e sfruttamento, rafforza la promozione delle energie rinnovabili, vieta la costruzione di nuove centrali nucleari e riduce il consumo di energia fossile negli edifici e nei nuovi autoveicoli. Le associazioni ambientaliste hanno raccomandato di approvare l’oggetto in votazione. Nella votazione finale il Consiglio degli Stati l’ha approvato con 35 voti a favore, 6 contrari e 3 astensioni.
L’iniziativa popolare chiede che vengano definiti obiettivi per un miglioramento sostanziale dell’efficienza elettrica e adottate le misure necessarie per stabilizzare il consumo di energia elettrica al livello del 2011. La proposta di minoranza che chiedeva di approvare l’iniziativa è stata respinta con 24 voti contro 16.
L’iniziativa per un abbandono pianificato dell’energia nucleare chiede di sancire il divieto di costruzione e di esercizio per nuove centrali nucleari e una durata massima di vita di 45 anni per le centrali nucleari esistenti. Inoltre l’iniziativa chiede una svolta energetica basata su minori consumi, efficienza energetica e potenziamento delle energie rinnovabili. Le associazioni ambientaliste si sono espresse a favore dell’iniziativa. Il Consiglio degli Stati ha respinto l’iniziativa con 134 voti a 59 e 2 astensioni.
L’iniziativa popolare chiede una gestione più parsimoniosa delle materie prime. Il Consiglio federale condivide questo obiettivo, ma ritiene che l’iniziativa vada troppo lontano, e vi ha perciò contrapposto un controprogetto indiretto. Il controprogetto vuole migliorare l’uso efficiente delle materie prime particolarmente inquinanti e chiudere i cicli dei materiali. Costituisce quindi un importante passo verso un’economia più sostenibile. Le associazioni ambientaliste sostengono l’iniziativa popolare e il controprogetto indiretto. Il Consiglio degli Stati ha deciso con 25 sì,17 no e 2 astensioni di entrare in materia sul controprogetto indiretto, e quindi sulla revisione della legge sulla protezione dell’ambiente.
Il Consiglio nazionale aveva previsto un controprogetto all’iniziativa «Per imprese responsabili» come oggetto separato con una revisione del diritto della società anonima. Questa proposta è molto più annacquata dell’iniziativa: interessa un minor numero di imprese, è applicabile solo alle filiali prive di personalità giuridica autonoma e vale solo in caso di danni particolarmente gravi all’incolumità o alla vita. Nella sessione primaverile il Consiglio degli Stati ha deciso di stretta misura, con 22 voti contro 20, di non entrare in materia sul controprogetto .
L’iniziativa «Per imprese responsabili» impegna le imprese con sede in Svizzera a rispettare gli standard ecologici riconosciuti a livello internazionale. Per esempio evitando violazioni fondamentali come l’inquinamento dell’acqua potabile o il disprezzo di standard ecologici internazionali. Sulle imprese con sede in Svizzera incomberebbe quindi la responsabilità civile per i danni all’ambiente causati dalle filiali all'estero da esse controllate, a meno che l’impresa possa dimostrare di aver adottato tutte le misure idonee a evitare il danno.
L’art. 37a del disegno di modifica della legge sull’ingegneria genetica prevede una proroga della moratoria di ulteriori 4 anni. Una minoranza chiede una proroga della moratoria di ulteriori 8 anni. Il Consiglio degli Stati, come già fatto da Consiglio federale e Consiglio nazionale, respinge la proposta di minoranza, con 24 voti a 18.
Il Consiglio degli Stati aveva deciso inizialmente che si può derogare al principio secondo il quale gli oggetti dell’inventario federale dei paesaggi, dei siti e dei monumenti naturali IFP devono essere conservati intatti solo se non viene leso il nucleo del loro valore di protezione. Questa integrazione era stata inclusa allo scopo di evitare la totale distruzione degli oggetti citati. Nel corso della procedura di appianamento delle divergenze il Consiglio degli Stati ha tuttavia adottato la mozione di minoranza, tornando all’iniziale proposta del Consiglio federale, notevolmente più annacquata dal punto di vista della protezione della biodiversità e del paesaggio.
Nell’art. 19 cpv. 5 della nuova legge sull’energia il Consiglio degli Stati ha stabilito con 26 voti contro 18 a 1 MW di potenza il limite inferiore per la partecipazione dell’energia idroelettrica al sistema di premi per l’immissione di elettricità. Una limitazione ragionevole sia dal punto di vista ecologico sia da quello economico, considerando il fatto che in Svizzera i corsi d’acqua, di importanza vitale per la biodiversità, sono già intensamente sfruttati. L’energia idroelettrica viene utilizzata e sviluppata da oltre 100 anni. I siti migliori sono sfruttati da tempo e quasi tutti i corsi d’acqua subiscono l’impatto negativo dello sfruttamento dell’energia idroelettrica. La costruzione di ulteriori centrali elettriche, in particolare se di dimensioni molto ridotte (<1 MW), è sempre più costosa ed è possibile solo grazie a sovvenzioni; i costi eccedono spesso i ricavi. Attualmente il 99% dell’energia elettrica di origine idraulica proviene da ca. 400 centrali >1 MW. Le più piccole (circa 900) producono l’1% dell’energia idroelettrica. Dal punto di vista della protezione della natura una limitazione di questo sviluppo dell’energia idroelettrica è urgente e non ha ripercussioni di nota sulla Strategia energetica 2050. Per garantire che nei progetti di piccole centrali idroelettriche le esigenze ecologiche vengano accertate in modo sufficientemente approfondito il limite inferiore dovrebbe essere fissato a 3 MW. Infatti l’esame dell’impatto sull’ambiente (EIA) è prescritto solo per centrali idroelettriche di potenza superiore a 3MW.
La mozione vuole rendere il lupo cacciabile tutto l’anno. Il fatto che esistano già attualmente sufficienti possibilità di abbattere lupi e la nuova revisione in corso della legge sulla caccia non consentono tuttavia ulteriori interventi normativi. La cacciabilità metterebbe gravemente in pericolo la sopravvivenza degli effettivi ancora ridottissimi di lupi in Svizzera. La mozione viene respinta con 26 voti contro 17.
La mozione vorrebbe indebolire notevolmente l’esecuzione della legge sulla protezione delle acque per quanto riguarda la delimitazione dello spazio riservato alle acque, permettendo che la larghezza minima consigliata per il corso d’acqua possa essere ridotta, segnatamente per l’utilizzazione agricola. La legge sulla protezione delle acque (LPAc) è nata nel 2009 come controprogetto indiretto all’iniziativa popolare «Acqua viva»; tra l'altro l’iniziativa è stata ritirata nel 2011 a causa della definizione dello spazio adeguato ai corsi d’acqua inserito nella legge. Adottare la mozione vanificherebbe questo compromesso politico.
L'iniziativa cantonale chiede al Consiglio federale di allentare le esigenze della legge sulla pianificazione del territorio (LPT) per quanto riguarda i dezonamenti nel quadro dell’attuazione della LPT e di tener conto delle peculiarità cantonali. Tuttavia la prima revisione della LPT, avallata in un referendum dal popolo svizzero, sancisce chiaramente che le zone edificabili siano definite in modo da soddisfare il prevedibile fabbisogno dei Cantoni per i successivi 15 anni e che quelle sovradimensionate siano ridotte. Questa regola deve essere applicata a tutto il territorio svizzero senza eccezioni.
Il Consiglio federale ha proposto che la regolazione delle specie protette sia permessa solo se, pur adottando ragionevoli misure di protezione, non si possono evitare ingenti danni. Invece la maggioranza della commissione ha completamente eliminato l’onere delle misure di protezione. La minoranza che proponeva di attenersi alla versione del Consiglio federale non ha trovato ascolto.
Attualmente l’Ufficio federale dell’ambiente deve approvare la regolazione di una specie protetta, invece in futuro ciò verrebbe delegato ai Cantoni e l’UFAM avrebbe semplicemente il diritto di essere ascoltato. Ciò benché la protezione di queste specie resti un compito della Confederazione. Questo trasferimento di competenze indebolisce sensibilmente la funzione di sorveglianza e di coordinazione della Confederazione inerente la regolazione degli effettivi, poiché raramente le singole specie rispettano i confini cantonali. La proposta Jostisch voleva mantenere l’attuale ordinamento delle competenze.
Il Consiglio federale e il consigliere agli Stati Hans Wicki PLR/NW propongono che, a partire dal 2018, i finanziamenti federali per nuovi treni regionali e linee di bus siano ridotti al 18% mentre le linee esistenti del trasporto pubblico vengono invece finanziate per un terzo dei costi scoperti. Questa proposta causerebbe la soppressione di treni regionali e di collegamenti bus nelle regioni rurali, a meno che i Cantoni non siano disposti a un forte aumento di spesa; oppure il prezzo dei biglietti per i passeggeri dei trasporti pubblici aumenterebbe di circa 5-6% l’anno in tutta la Svizzera, in aggiunta agli aumenti dei biglietti dell’8% dal 2013 già applicati in conseguenza del nuovo finanziamento delle ferrovie FAIF. La variante della maggioranza della Commissione dei trasporti proponeva un aumento dei biglietti al massimo equivalente all’ampliamento dell’offerta, vale a dire del 3% circa l’anno. Il Consiglio degli Stati si è pronunciato con 26 voti a 17 contro il Consiglio federale e la minoranza Wicki, aumentando il credito del 3,5%, in modo che anche per le nuove offerte del trasporto pubblico valga l’attuale regolamentazione in base alla quale Confederazione, Cantoni e clienti sopportano ciascuno un terzo dei costi.
Con il nuovo finanziamento dell’infrastruttura ferroviaria FAIF popolo e Cantoni hanno deciso nel 2014 che i pendolari possono dedurrre al massimo 3000 franchi dall’imposta federale diretta. Questa misura serve per frenare l’aumento del traffico. Erich Ettlin PPD/OW e Hans Wicki PLR/NW chiedono che questa modifica non venga applicata ai titolari di veicoli aziendali. Questo introdurrebbe una disparità di trattamento fra proprietari di veicoli aziendali da un lato e pendolari che viaggiano con auto propria o con i trasporti pubblici dall'altro. Thomas Aeschi UDC/ZG aveva già chiesto al Consiglio nazionale di reintrodurre una deduzione per i pendolari per tutti, senza limitarla. La richiesta della mozione Ettlin è già pienamente attuata per i titolari di veicoli aziendali che lavorano tipicamente in servizio esterno come muratori, falegnami o giardinieri. Per tutti gli altri il Consiglio federale, in collaborazione con l’Unione svizzera delle arti e dei mestieri ed Economiesuisse, ha scelto un’attuazione semplicissima che non comporta oneri aggiuntivi degni di nota per le imprese. Ciononostante il Consiglio degli Stati ha deciso con 19 voti a 18 e 3 astensioni ai sensi di Erich Ettlin che i pendolari titolari di veicoli aziendali, a differenza dei pendolari che fanno uso dei trasporti pubblici o del proprio autoveicolo, non devono più contribuire al finanziamento delll’infrastruttura ferroviaria.
Chi compra un’auto nuova paga un’imposta sulle importazioni del 4% sul prezzo d’acquisto. Fino al 2017 i proventi di 400 mio. di franchi l’anno confluivano nel bilanco generale della Confederazione; con questa decisione vengono invece riservati, a partire dal 2018, per la costruzione di strade. Ciò non è né ecologico, né conforme al principio del «chi inquina paga». Infatti l’imposta sull’importazione viene pagata anche da chi circola poco e ad esempio, per motivi ecologici, acquista un’auto a ridotto consumo di carburante. Claude Hêche PS/JU ha proposto di far confluire in futuro dalle casse federali nel finanziamento del traffico stradale gran parte dell’imposta di consumo riscossa sui carburanti invece dell’imposta sulle importazioni. Il Consiglio degli Stati ha respinto la proposta con 31 voti a 12 (art. 86 cpv. 2 lett. b e g Costituzione federale). Insieme alle altre innovazioni del Fondo per le strade FOSTRA, il Finanziamento speciale del traffico stradale della Confederazione riceve 1 miliardo in più l’anno, di cui 650 mio. provengono dalle non floride casse federali.