Nome
Mosimann
Cognome
Markus
Sito web
Partito
Partito verde liberale svizzero
Cantone
Berna
Comune
Rüegsau
90.4% Ecologico
I sondaggi in dettaglio ordinati per argomento.
L'attuale progetto di revisione della legge sul CO2 e della legge sulla clima ammette una quota arbitrariamente elevata di compensazioni estere. La compensazione all'estero consente ai Paesi di calcolare la riduzione delle emissioni all'estero come parte dei propri obiettivi di abbattimento delle emissioni. Solo per il 2030, nella Confederazione ciò si tradurrebbe nella mancata riduzione di circa 50 milioni di tonnellate di CO2, ovvero all'incirca il volume delle emissioni annuali di gas serra in territorio elvetico.
L'Agenzia Internazionale per l'Energia (AIE) ha calcolato già nel 2017 che il bilancio globale di CO2 rimanente risulta essere sovrautilizzato dagli impianti e dai prodotti esistenti. Per non superare il limite dell’aumento delle temperature fissato a 1,5°C, l'AIE chiede quindi di non effettuare più nuovi investimenti a favore delle applicazioni funzionanti ad energia fossile; ciò include anche la sostituzione dei bruciatori o dei serbatoi di gasolio.
Nel suo rapporto 2017 sul finanziamento internazionale del clima, il Consiglio federale ha fissato il contributo della Svizzera all'obiettivo internazionale di 100 miliardi delle Nazioni Unite a 450-600 milioni CHF l'anno. Ciò significa che finora il nostro Paese ha erogato solo la metà dell'importo da versarsi secondo le organizzazioni ambientali e per lo sviluppo, in base alla responsabilità della Confederazione. Inoltre, la comunità internazionale ha deciso di incrementare nuovamente l'obiettivo di finanziamento congiunto dell’ONU a favore del clima entro il 2025. Un aumento del budget a 1 miliardo CHF consentirebbe, ad esempio, di accelerare l’erogazione di energia da fonti rinnovabili, sostenere le misure di adattamento e sopperire ai danni e alle perdite legati al clima.
I carburanti sintetici rinnovabili per l'aviazione sono prodotti con il solare o l’idrogeno. Da qui al 2030 le aziende svizzere possono produrre una quantità di carburante per l'aviazione scevra da CO2 con la luce solare tale da poter alimentare la metà dei voli elvetici. In Germania, dove i voli pro capite sono solo la metà, se ne dovrà introdurre almeno il 2% a partire già dal 2025.
Oltre all’eliminazione del petrolio, per decarbonizzare l'approvvigionamento energetico è indispensabile abbandonare anche il gas fossile, soprattutto nel settore della fornitura di calore. Oggi l'approvvigionamento di gas in Svizzera si basa in gran parte su accordi con il settore privato; a differenza del comparto dell'elettricità, la Confederazione praticamente non stabilisce alcun limite di sicurezza. Le normative ipotizzabili sarebbero la definizione di un percorso di abbandono del fossile, la priorità dell'uso del gas in alcuni settori industriali in cui è più complesso sostituirlo rispetto al riscaldamento degli edifici, il sostegno finanziario a comuni e città per lo smantellamento delle reti del gas, oppure una politica di promozione della produzione di gas sintetici o di idrogeno grazie alle rinnovabili.
Le pubblicità sui prodotti animali finanziate dai contribuenti sono molte di più rispetto a quelle dei prodotti vegetali, il che promuove maggiormente il consumo di prodotti di questa prima categoria e non è coerente con le linee guida della Confederazione per una dieta sana e verde. Ogni anno si spendono oltre 60 milioni di franchi per la promozione di prodotti svizzeri, di cui un terzo per la promozione delle esportazioni, soprattutto di formaggi; un altro terzo viene utilizzato per promuovere la vendita di prodotti animali in territorio elvetico. Solo un ottavo dei contributi è destinato alla promozione dei prodotti vegetali entro i confini nazionali.
Ad oggi la Svizzera tutela il 10,8% del suo territorio nazionale in qualità di aree protette; la media degli altri Paesi europei si attesta al 26,4%. Nell'ambito della strategia «Biodiversità Svizzera», il Consiglio federale si è posto l'obiettivo di creare entro il 2040 una cosiddetta «Infrastruttura ecologica», ovvero una rete di regioni di valore ecologico, urgentemente necessaria. Secondo il nuovo accordo internazionale sulla biodiversità (Kunming Montreal Biodiversity Framework), entro il 2030 andrà protetto il 30% della superficie mondiale.
Il Consiglio federale ha proposto un aumento di 96 milioni del credito «Natura e paesaggio», un primo passo importante. Nel suo messaggio concernente la revisione della legge sulla protezione della natura e del paesaggio, il Consiglio federale parla di una necessità annua supplementare pari a 200-375 milioni.
Nel 2020, la scienza (Istituto di ricerca WSL) ha identificato circa 160 sussidi federali dannosi per la biodiversità, per un valore di 40 miliardi di franchi. Si tratta di sussidi doppiamente dannosi: da un lato, perché si spende denaro pubblico causando dei danni, dall'altro perché richiedono il finanziamento di misure per riparare questi stessi danni. Nel 2020, il Consiglio federale ha sottoposto a revisione dettagliata solo 8 di questi sussidi, da operarsi entro il 2024. Non si parla ancora di convertire o abolire il loro effetto dannoso per la biodiversità.
La legge sulla protezione delle acque sancisce i cosiddetti ‘deflussi residuali adeguati’; a valle dei prelievi, nei letti di fiumi e torrenti deve rimanere una quantità d'acqua sufficiente per preservare l'habitat di flora e fauna, mantenere la qualità dell'acqua e garantire l'approvvigionamento delle falde freatiche. Per i prelievi autorizzati prima del 1992, tali disposizioni sui deflussi residuali si applicano solo in sede di rinnovo della concessione per lo sfruttamento dell’idroelettrico.
Il percorso di riduzione dei pesticidi prevede il dimezzamento dei rischi derivanti dalla loro applicazione entro il 2027. Secondo la legge sull'agricoltura, nel 2025 il Consiglio federale dovrà valutare l’eventuale raggiungimento dell'obiettivo fissato. In caso contrario, si dovranno stabilire ulteriori misure per garantire il raggiungimento dell'obiettivo. La comunità scientifica propone come misura efficace le tasse di incentivazione basate sulla tossicità, un approccio peraltro già sperimentato all’interno di altri Paesi europei.
Indipendentemente dalle emissioni di CO2, ad oggi per un viaggio attraverso le Alpi i mezzi pesanti pagano in media 295 CHF di TTPCP. I TIR con emissioni elevate pagano più di quelli con emissioni ridotte solo in termini di inquinamento atmosferico (compreso il particolato), ma non in termini di CO2. Gli accordi bilaterali tra la Svizzera e l'UE consentono un importo massimo medio di 325 CHF per un viaggio nel territorio della Confederazione.