Nome
Jans
Cognome
Beat
Data di nascita
12.07.1964
Partito
Partito Socialista
Cantone
Basilea-Città
Cariche
Consiglio di Stato
100% Ecologico
I sondaggi in dettaglio ordinati per argomento.
La legge sul CO2 è lo strumento più importante in Svizzera per l’attuazione della protezione del clima. La legge attuale copre il secondo periodo del protocollo di Kyoto, dal 2013 al 2020. Per il periodo dopo il 2020 sono valide le condizioni dell’Accordo di Parigi sul clima, che la Svizzera ha ratificato nel 2017. La Svizzera si è impegnata a livello internazionale a ridurre le sue emissioni di gas serra entro il 2030 almeno del 50% rispetto al 1990. La nuova legge deve garantire l’attuazione di tale impegno a livello nazionale. Il Consiglio nazionale approvato a grande Maggioranza la nuova legge sul CO2.
Con la ratifica dell’Accordo di Parigi la Svizzera si è impegnata a dimezzare le sue emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto ai valori del 1990. L’obiettivo di riduzione nazionale stabilisce la quota di riduzione delle emissioni di CO2 da realizzare in Svizzera. Il Consiglio federale e la maggioranza della commissione auspicano che il 60% dell’obiettivo complessivo venga raggiunto in Svizzera, il che equivale a un obiettivo di riduzione nazionale del -30%. Questo obiettivo è meno ambizioso dell’attuale obiettivo nazionale. Di fatto la riduzione in Svizzera passa dall'attuale -2% annuale al -1% in futuro. La proposta di minoranza Vogler chiede di aumentare tale obiettivo al -37,5%. Il Consiglio nazionale si è schierato con la minoranza con 111 voti contro 86.
La proposta Paganini (PPD/SG) mira a strutturare l’incentivo finanziario per gli importatori di auto in modo che ogni anno propongano ulteriori modelli a basso consumo e autoveicoli con sistemi di propulsione alternativi (elettricità, gas, idrogeno). Analogamente al sistema in vigore fino al 2015 le emissioni di CO2 delle nuove auto dovrebbero essere ridotte tutti gli anni invece che ogni 4 o 5 anni come chiede la proposta di maggioranza. La riduzione del 3,75% l’anno richiesta dalla proposta Paganini è stata realizzata in 6 degli 8 anni trascorsi tra il 2008 e il 2015, benché a quell’epoca la mobilità elettrica fosse meno sviluppata di quanto non sia oggi.
Secondo la proposta del Consiglio degli Stati la maggioranza della commissione chiede di stabilire nella legge valori limite di CO2 per il settore Edifici, che diventino effettivi a partire dal 2023 e per i Cantoni con periodo transitorio a partire dal 2026. La proposta di minoranza Wasserfallen chiede invece che, se l’obiettivo riduzione di CO2 nel settore Edifici non viene raggiunto, il Consiglio federale non possa chiedere al Parlamento l’introduzione uno standard edilizio prima della fine del 2025, standard che per ragioni legate alle procedure parlamentari e alla successiva attuazione nei Cantoni diventerebbe effettivo solo a partire dal 2030. Il Consiglio nazionale ha chiaramente approvato la proposta della maggioranza.
La proposta di minoranza Thorens (Verdi/VD) chiede di stabilire le norme per gli importatori di auto in modo che nel 2030 le auto elettriche e altre alimentate con energia rinnovabile diventino la norma nell’acquisto di nuovi veicoli. Per la media del parco automobili sarebbero ancora permessi 20g CO2/km senza sanzioni. Ciò modificherebbe il parco automobili tanto da rendere possibile il raggiungimento dell’obiettivo del Consiglio federale di un saldo netto delle emissioni di gas serra pari a zero entro il 2050. Già oggi in tutti i segmenti auto sono disponibili anche modelli a propulsione elettrica.
Il Consiglio federale ha incaricato il Parlamento di aumentare progressivamente la tassa sul CO2 a un massimo di CHF 210 in caso di mancato raggiungimento delle misure di riduzione previste. Attualmente l’aliquota massima è di 120 franchi per tonnellata di CO2, importo che la proposta di minoranza Egger M. mira a lasciare invariata. Il Consiglio nazionale ha seguito il parere del Consiglio federale con una chiara maggioranza di 133 voti favorevoli, 59 contrari e un’astensione.
Le proposte identiche degli oppositori della tassa sui biglietti aerei Fabio Regazzi (PPD/TI), Kurt Fluri (PLR/SO) e Thomas Hurter (UDC/SH) esigono che la tassa sui biglietti aerei sia introdotta solo se il traffico aereo torna a produrre l’80% dei gas a effetto serra del 2019. Nei 15 anni tra il 2004 e il 2019 il traffico aereo in partenza dalla Svizzera è raddoppiato. Le svizzere e gli svizzeri vanno in aereo il doppio rispetto alle/agli abitanti dei Paesi limitrofi. Per questo motivo il comportamento del 2019 rispetto agli aerei non è compatibile con la politica climatica svizzera e la tassa d'incentivazione sui biglietti aerei è necessaria immediatamente, in modo che la persona che inquina, e non il grande pubblico, sopporti almeno una parte dei costi causati dall’impatto climatico.
Riguardo all’aumento del conferimento di capitale svizzero al Gruppo della Banca mondiale e alla Banca africana per lo sviluppo, la maggioranza della commissione precisa che la Svizzera rifiuta di finanziare progetti nel settore del carbone, del petrolio e del gas naturale, nonché programmi di prospezione, estrazione, produzione e generazione di energia elettrica da combustibili fossili nei Paesi in via di sviluppo e Paesi emergenti. Tale rifiuto vale anche per l’attività di consulenza politica delle banche, per i prestiti per la politica di sviluppo e per i prestiti a intermediari finanziari. Le proposte individuali Schneider-Schneiter/Portmann/Grüter miravano a eliminare queste condizioni. Il Consiglio nazionale ha approvato le proposte individuali.
L’iniziativa "Per imprese responsabili" mira a obbligare tutte le imprese con sede in Svizzera a gestire preventivamente i rischi legati ai diritti umani e all’ambiente adottando un processo di dovuta diligenza. Le imprese che violano l’obbligo della dovuta diligenza dovrebbero rispondere dei danni che hanno causato e di quelli causati dalle imprese che controllano. La maggioranza del Consiglio nazionale raccomanda di respingere l’iniziativa.
Le Camere federali hanno elaborato due diversi concetti per un controprogetto all’iniziativa "Per imprese responsabili". Il Consiglio nazionale auspica che le imprese con sede principale in Svizzera applichino l’obbligo della dovuta diligenza in base agli standard internazionali dell’ONU e dell’OCSE in materia di diritti umani e norme ambientali. Il Consiglio degli Stati ha deciso un altro concetto, che punta principalmente sull’obbligo di rendiconto e applica l’obbligo della dovuta diligenza unicamente a due rischi specifici, il lavoro minorile e i minerali provenienti da zone di conflitto. Mancano sanzioni efficaci. La proposta di minoranza Bregy chiede di adottare il concetto del Consiglio degli Stati. Il Consiglio nazionale ha deciso di mantenere l’obbligo della dovuta diligenza con una risicata maggioranza di 97 voti contro 92 e 7 astensioni.
La proposta di minoranza Egger Kurt (Verdi/TG) chiede di introdurre un obbligo di trasparenza in materia di rischi fisici e rischi di transizione legati al clima per le imprese con una cifra d’affari di almeno 500 milioni franchi e con almeno 500 dipendenti. La maggioranza non desidera includere disposizioni simili nella legge sul CO2. Il Consiglio nazionale respinge la proposta della minoranza.
La maggioranza del Consiglio nazionale desidera stabilire per FINMA e BNS un obbligo di esame e di trasparenza dei rischi finanziari legati al clima. La proposta di minoranza Egger Mike (UDC/SG) desidera sopprimere tali norme. Il Consiglio nazionale approva chiaramente la posizione della maggioranza.
Finora le centrali elettriche piuttosto vecchie già esistenti cui occorre una nuova concessione dovevano adottare, in base al principio di causalità, misure adeguate per compensare gli interventi, a volte massicci, sulla natura locale non compensati fino alla nuova concessione. Il punto iniziale per stabilire le misure di sostituzione era finora lo stato iniziale sul posto, senza centrale idroelettrica. L’oggetto in questione voleva definire lo stato attuale già compromesso (con l’impianto) come stato iniziale per le misure di sostituzione ecologiche, misure che quindi naturalmente diventano superflue. La compromissione dell’ambiente naturale continuerà quindi a sussistere anche decenni dopo la nuova concessione, senza che debbano essere adottate misure di sostituzione in base al principio di causalità.
L’obbligo dei Cantoni di rivitalizzare le acque è sancito dal 2011 nella legge sulla protezione delle acque ed è stato parte integrante e significativa del compromesso che ha condotto al ritiro dell’iniziativa popolare "Acqua viva". La rivitalizzazione è sostenuta con fondi federali. Benché fosse chiaro già dal 2007 che a questo scopo sarebbero stati necessari annualmente circa 60 milioni di franchi per 80 anni, la Confederazione ha messo a disposizione per il periodo programmatico 2020-24 solo 36 milioni l’anno. I Cantoni hanno però presentato domande per il doppio di tale importo. Se mancano i soldi le rivitalizzazioni vengono rallentate o realizzate solo in misura minima. Questo danneggia la biodiversità. L’aumento dei fondi annuali da 36 a 56 milioni, come richiesto nella proposta, avrebbe potuto contrastare tale tendenza, fornendo un importante sostegno per la rivitalizzazione delle acque.
Grazie a questa revisione si vogliono ridurre i rischi dell’uso di prodotti fitosanitari nonché le notevoli eccedenze di azoto nell’agricoltura. Per farlo si lavora con percorsi di riduzione. Una minoranza della commissione vorrebbe supportare i percorsi di riduzione inserendo delle misure nella prova che le esigenze ecologiche sono rispettate (PER): adeguamento del bilancio di concimazione, permettere di evitare l’uso di pesticidi altamente tossici, requisiti regionali, rispetto della protezione delle acque. Tale proposta viene respinta con 108 voti contrari e 82 a favore.
In linea con Consiglio degli Stati e Consiglio federale la minoranza della commissione chiede che l’autorizzazione di un principio attivo venga riesaminata se tale principio attivo o i suoi prodotti di degradazione superano ripetutamente e ampiamente i valori limite nelle acque sotterranee che assicurano l’approvvigionamento in acqua potabile o nelle acque superficiali. Nei settori di alimentazione delle captazioni di acqua non devono inoltre essere utilizzati pesticidi i cui principi attivi e prodotti di degradazione superino il valore limite nelle acque sotterranee. Prendendo in considerazione unicamente parte dei prodotti di degradazione la maggioranza della commissione elimina un principio fondamentale della protezione dell’acqua potabile. Questa attenuazione della protezione delle acque corrisponde ai principi dell’attuale sistema di omologazione e non migliora la qualità dell’acqua potabile, né la prevenzione. Nella votazione prevale la proposta di minoranza con 103 voti a favore, 88 contrari e 2 astensioni.